Parte 1: L’Inizio del Gioco

Nora non era certo il tipo da tirarsi indietro dalle sfide. Con una curiosità instancabile e uno spirito libero, aveva costruito la sua vita attorno alla sua indipendenza e alla sua sicurezza. Erano ormai le 24, e la serata aveva già tradito le aspettative: il locale si era svuotato quasi del tutto, lasciando lei e i suoi amici a bere le solite birre, stanchi e in attesa di una scintilla. Qualcuno, forse eccitato più del solito, lanciò un’idea per ravvivare quell’atmosfera di merda: un gioco, qualcosa che nessuno di loro aveva mai fatto. Nora alzò un sopracciglio, incuriosita.
“È solo un gioco psicologico,” le avevano detto, sorridendo con quell’aria che lasciava presagire chissà cosa. “Qualcosa per metterti alla prova, per scoprire fin dove sei disposta ad arrivare.”
Nora rise, convinta che si trattasse di una sfida leggera, un diversivo per aggiungere un po’ di brivido alla noia di quella serata. Le piaceva esplorare i propri limiti, certa di poter mantenere il controllo su ogni situazione. E così, con la sicurezza che l’aveva sempre caratterizzata, accettò, forse, senza esitare.
La prima sfida era quasi banale: doveva semplicemente lasciarsi guidare da uno degli amici, un gioco di fiducia che sembrava infantile. Lui le chiese di chiudere gli occhi, di affidarsi completamente ai suoi movimenti mentre la conduceva attraverso la stanza, descrivendo ogni passo, ogni piccola inclinazione del suo corpo. Forse era l'alcool ma Nora si ritrovò a percepire in modo più intenso l’ambiente intorno a lei: la stanza era un pub in stile irlandese, un po’ vecchio, con l’odore di fumo che sembrava ancora impregnare l’aria, nonostante fosse vietato da anni. Le luci basse creavano piccoli angoli d’ombra, rendendo l’atmosfera rarefatta e intima.
Con gli occhi chiusi, ogni suono e ogni sfumatura divenivano amplificati. Sentiva il rumore attutito dei passi sul pavimento in legno, i mormorii delle poche persone rimaste e la sensazione della mano dell’amico che la guidava con un tocco sicuro. Ogni passo la faceva sentire più vulnerabile e, allo stesso tempo, più presente. Era un piccolo atto di fiducia, un abbandono che lei stessa non si aspettava di provare.
Mentre l’aria densa di odori e suoni sembrava avvolgerla, Nora percepì una tensione sottile, una sensazione di abbandono che trovò inaspettatamente piacevole.
Ogni passo la faceva sentire sospesa, lontana dalle proprie certezze, in bilico tra la voglia di ridere e quella di lasciarsi andare. Quando finalmente riaprì gli occhi, scoprì che un calore sottile le aveva invaso il petto e una pulsazione calda le percorse il ventre, risvegliando una vibrazione profonda. Era stata la sorpresa, forse, o forse quel senso di leggerezza che aveva provato nell’abbandonarsi a quella piccola esperienza.
Un grosso sospiro e una palpitazione per archiviare il momento come una semplice parentesi, qualcosa di curioso, ma nulla di più. La sera successiva, però, si trovò a presentarsi di nuovo, questa volta con un pizzico di aspettativa in più.